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martedì 21 giugno 2011

La Rassegna Organistica Nebroidea, dal 24 giugno al 10 luglio. Ad Ucria venerdì 24 giugno, ore 21, Chiesa Madre.







Patti (Me) - La Rassegna Organistica Nebroidea, promossa dalla Regione Siciliana, dalla Soprintendenza BB CC di Messina e dalla Diocesi di Patti, avrà luogo dal 24 giugno al 10 luglio 2011 nelle antiche chiese sparse nel territorio diocesano dei Nebrodi che da secoli custodiscono organi di pregio, restaurati negli scorsi anni col contributo della Regione Siciliana, l’impegno dei Parroci e la generosità dei fedeli.





Strumenti di raffinata espressività, gli organi a canne del territorio nebroideo, sono stati creati, fra il XVII e il XVIII secolo, dalle sapienti mani di artigiani/artisti abilissimi quanto poco noti. Fra questi spicca, per quantità di esemplari e raffinatezza di manifattura, la figura di Annibale Lo Bianco da Galati Mamertino, comune del messinese, attivo per quasi mezzo secolo in Sicilia e Malta fra il 1710 al 1758. I dodici centri in provincia di Messina che ospiteranno la Rassegna sono Alcara Li Fusi, Ficarra, Frazzanò, Galati Mamertino, Militello Rosmarino, Naso, Patti, San Piero Patti, Sant’Angelo di Brolo, Sinagra, Tripi, Ucria.

La rassegna come già detto sarà anche ad Ucria, venerdì 24 giugno alle ore 21,00 presso la Chiesa Madre "S.Pietro Apostolo"  con gli artisti Vito Maurizio Grasso - Tromba  e Stefania la Manna - Organo.


Tra i beni culturali, l’organo è uno di quelli “vivi” per antonomasia. È dotato di una voce e, si potrebbe sostenere, non c’è una voce organistica uguale ad un’altra. Ognuno di essi ha una sua peculiarità.
È con vivo interesse, quindi, che la Diocesi di Patti aderisce ed offre collaborazione alla Rassegna Organistica Nebroidea, che coinvolge antiche chiese sparse nel territorio diocesano che, assieme ad altre, da secoli custodiscono organi di pregio, negli scorsi anni restaurati col contributo della Regione Siciliana, l’impegno dei Parroci e la generosità dei fedeli.

Il restauro ha consentito che ogni singolo strumento musicale si riappropriasse della funzionalità originaria, cioè quella di suonare, e nello stesso tempo divenisse spazio di accoglienza per le voci e le persone che accanto ad esso sostano ed operano, trovando in esso risonanza e ambientazione. In tale contesto lo strumento musicale è una macchina sonora, svolge una funzione che non è solo di richiamo attraverso l'immagine e di ispirazione della contemplazione estetica e mistica; l’organo crea atmosfera, avvolge di suono, in qualche modo è come un ambiente che attraverso i suoni crea, come lo spazio, il senso di benessere o di disagio, di accoglienza o di respingimento.

Ogni organo ha una propria storia che lo rende un unicum in quanto le circostanze nelle quali esso è stato costruito sono ogni volta differenti; l’ambiente per il quale è stato pensato non è mai uguale ad un altro e, allo stesso modo, sono differenti le condizioni di vita grazie alle quali è arrivato ai
nostri giorni.

Nel territorio nebroideo, nella prima metà del Settecento, è attiva la bottega di Annibale Lo Bianco, maestro organario di Galati Mamertino, che con perizia costruisce un gran numero di organi altamente qualificati, in massima parte realizzati in occasione dei lavori di ricostruzione e di abbellimento cui vengono sottoposti parecchi edifici sacri sopravvissuti alla furia distruttrice del terremoto del gennaio 1693, che coinvolse in una catastrofe rovinosa oltre sessanta centri, come documentano le cronache del tempo.

Assieme alla bottega del Lo Bianco sono da porre e ricordare gli ecclesiastici, le tante persone e i benefattori che nel tempo hanno affrontato certamente dei sacrifici per dotare il luogo della loro preghiera di uno strumento musicale adeguato e significativo.

Questa Rassegna evidenzia inoltre lo sviluppo di un interesse crescente per il settore degli organi antichi che fino a pochi anni fa sarebbe potuto apparire strano se non improbabile. Gli antichi strumenti musicali, in generale, e gli organi, in particolare, sono da sempre un patrimonio indispensabile, da tutelare e conservare nel modo migliore.
Si è fatto in passato tanto lavoro e ignorarlo sarebbe gravemente ingiusto, ma è pur vero che parecchi organi, collocati in splendide chiese dense di memorie e testimonianze, sono stati trascurati ed ancora oggi attendono…

È indubbio quindi che ancora c’è molto da fare, sia nello specifico della salvaguardia delle opere, sia nel recupero alla coscienza comune del significato di un patrimonio ancora largamente ignorato dagli uomini stessi di cultura.
Quello degli organi antichi è un panorama molto variegato, che partecipa della storia della musica, ma anche della tecnica, della cultura in senso lato, della sociologia dell’arte; ambiti che si intrecciano ed affascinano certamente.

Ben vengano allora occasioni come questa Rassegna per mettere la gente comune, e quindi non solo i cultori della materia, in condizione di appassionarsi e di apprezzare il fascino della sonorità organistica, stimolo spirituale al raccoglimento e alla preghiera; suono che va all’anima e al tempo stesso dall’animo sgorga.

Occasioni, come ci ricorda S. Agostino, in cui la musica stessa diventa linguaggio e la parola tace.

Don Basilio Scalisi
Delegato Vescovile BB. CC. della Diocesi di Patti

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